Monday, 1 March 2021

Jericho - scritto da Giada

 "Il magnanimo Attico della stimatissima gens dei Terenti ha lasciato le sue spoglie mortali ponendo il suo incarico nelle mani di un fidato nipote, Vittorio detto Optimus. Galante e Onesto lo ricorderemo come uno dei migliori cittadini romani e abile pretore che ha innalzato il nome del nostro impero nella lontana Giudea."  

Jericho rileggeva il comunicato che era stato pervenuto nella sua villa a Roma con sdegno e disgusto. Tante parole ricamate a puntino, vuote e senza senso che servivano più a gonfiare l'ego dei mortali che le avevano redatte piuttosto che tessere le lodi di quella magnificenza che era stato in vita. "Branco di beceri caproni" commentava mentre finito di possedere una concubina si versava una coppa del suo sangue e lasciava riposare la sventurata nel letto ancora nuda e con uno stupido sorriso ebete sul viso.

Ora che era morto, ancora gli faceva strano pensarlo, stava riconsiderando le azione fatte in vita e più che ritrovarsi, come molti mortali al tramonto dei propri giorni, con rimorsi e rimpianti, continuava a non scorgere il minimo errore e si stupiva della perfezione della sua condotta. Più ripensava ai suoi successi e più, però, si rendeva conto di quante figure scialbe gli avevano fatto sprecare tempo e parole e così, ora che era tornato a Roma e si era dato allo studio dei pensieri dei più grandi letterati, nasceva in lui un sempre più profondo disgusto per coloro che non fossero eccelsi o in qualche modo interessanti. Si rincuorava di avere accanto, in quella non vita, Costanza che tanto in vita gli era parsa una valida scelta quanto ora era la conferma del suo intuito formidabile ed arguto e del suo buon gusto. Una donna con un corpo di venere e la mentalità da uomo che poteva possedere quando voleva, non diventava gelosa o capricciosa e nemmeno una bambinetta e soprattutto lo intratteneva con discorsi sulla cultura e organizzando strategie. Quello si che era un ottimo esemplare di valida compagnia, come era stato brillante a cogliere l'opportunità di aggiungerla al suo seguito, che mente, che genio, che mortale insuperabile! E poi la cara Valeria, l'unica donna che gli avesse mai rotto una parte del suo corpo. Grintosa, forte, decisa. Quanta maestria nel farsi notare da lei... sì, era stato proprio bravo ma ora, che altro fare?

Più passavano gli anni, più l'esercito si riempiva di femminucce isteriche e codarde, gli imperatori si susseguivano in un'apoteosi di vergogna e ridicolo e lo sfacelo del mos maiorum lo accoglieva ogni notte che si svegliava e guardava al di fuori della sua stanza da letto su quella città a cui un tempo aveva giurato la sua più estrema fedeltà.

I tempi erano cambiati, lui era sfuggito alla morte ma Roma non era stata così abile e dunque il nuovo oltre uomo, ribattezzatosi Jericho, decise di impiegare i secoli a migliorarsi e viaggiare. La morte gli aveva donato una sete di sangue ma ciò che davvero aveva inasprito era la sua fame di potere. La politica di Roma lo stancava e deludeva, semplicemente avere una rete in pugno in un singolo impero, per quanto espanso, non era abbastanza. Spettava a lui solo creare una comunità dotata solo dei migliori esponenti della società umana, un circolo che mai lo avrebbe deluso, un posto dove gli antichi valori potevano continuare a vivere e non deperire mai.

Iniziò a partecipare al circolo del Giulii, rifiutandosi di chiamarli Invictus specie considerando come la storia aveva ripagato le loro aspettative. Qui si sentì accolto e molto più a suo agio che nei ranghi delle milizie “moderne”.

Qui divenne intimo conoscente di Clara Aquileia e guadagnò la stima di Antonio Fulvo creando con loro un triumvirato tra Ventrue per discorrere di politica, civiltà estere e come dovesse essere gestita la società.

Nei primi anni del suo soggiorno secolare a Roma pubblicò libri sulle memorie di Attico, la spedizione in Giudea e dei saggi storici sulla terra e la civiltà ebraica. Riorganizzò la servitù e le sue proprietà assicurandosi delle terre nelle campagne di Roma, luoghi isolati che usò spesso per incontrarsi con Valeria o Clara, licenziò la servitù e assunse due custodi che doveva badare alla casa senza però usufruirne come magione.

Tramite epistole carpì l’attenzione di senatori e letterati che spesso invitò a cena e con intrattenne buoni rapporti, opportunamente levando loro i ricordi del suo volto e assicurando al nome dei Terentii una fama da filologi, antropologi e saggi.  Lo stesso Lucio Anneo Seneca fu spesso suo ospite e Jericho ne aveva una così curiosa affezione che lo legò a se tramite un vincolo e ben presto, con il passare degli anni e la recita della sua morte, divenuta necessaria per ostilità politiche, il caro Seneca divenne un suo fidato compagno e fu l’ombra di Jericho che camminava al sole. Aveva vinto anche su quella legge, si sentiva in cima al mondo ma ancora non era soddisfatto. Un simile destino capitò allo scrittore di origini africane Publio Annio Floro che si finse morto nel 130 e spinto dal vigore che la presenza e i poteri di Jericho gli conferivano divenne suo fedele servitore e lo trattò con la stessa devota sottomissione di un fedele.

Con la cara Valeria e la sua coppia di compagni Ventrue partì verso la Britannia, qui Clara e Antonio decisero di restare per redarre un’opera storiografica, solo con la sua stimata compagna giunse nella terra dei Germani, poi scese sulle coste africane e infine giunse nell'impero dei persiani.

Con suo estremo piacere qui incontrò Costanza e con una delizia inferiore Vonones. Si fece consegnare dai suoi ghoul dei libri sulle filosofie locali e l’astrologia, materia che aveva solo udito vagamente da Costanza ma di cui non si era mai interessato in vita. Tra la piccola corte di vampiri della zona ebbe il piacere di fare la conoscenza di Ashem Garshasp, un gangrel astrologo morto un centinaio d’anni prima. Garshasp aveva un fascino orientale come Vonones ma modi molto più calmi e contenuti, era un uomo di cultura, appassionato di filosofie esotiche e peculiari per le abitudini di Jericho ma la sua compostezza e il carisma che trasudava nel parlare lo convinsero ad usufruire della sua presenza e instaurare una sorta di amicizia.

Successivamente il quartetto si decise a continuare la loro vacanza esplorativa e giunse in Cina. Quella società parve come un mondo alieno e nuovo per Jericho che ne fu affascinato e si assicurò di far ben presto conoscenza con qualche personalità illustre dei vampiri del loco così da poter intrattenere una ferrea corrispondenza anche fosse stato lontano. Si intrattenne dunque in discussioni filosofiche con Zhang Wei, un Meket di circa centovent’anni.

Tornarono poi a roma ove Valeria e Vonones rimasero in torpore per tutto il quarto secolo, Jericho fu il custode del corpo della sua sire e nel mentre approfittò della compagnia di Costanza per imparare il greco e discorrere con lei di astrologia, filosofia e farsi raccontare le sue scorribande.

Una volta risvegliati fu il turno di Vonones e Valeria di custodire il sonno del torpore di Jericho e Costanza. Agli albori del sesto secolo, risvegliati dal sonno rinvigorente, Jericho notò come l’aria notturna che lo accolse aveva il sapore di un triste ammonimento. Decise dunque di partire alle volte di Costantinopoli con la sua adorata compagna per continuare le sue peripezie didattiche e allontanarsi da Roma che nelle sue attuali condizioni iniziava a dargli il voltastomaco.

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